Gay & Bisex
La prima volta da sissy
di nonsempredisponibili
28.05.2024 |
491 |
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"Farfalle nello stomaco, panico..."
L’invito arriva all’improvviso, nel corso di una chat tutto sommato banale: “vediamoci intanto noi due”. Farfalle nello stomaco, panico. Era la prima volta che un uomo mi diceva che si poteva fare a meno di mia moglie. Arrischio una domanda stupida: “mi vuoi da sissy?”. La risposta arriva immediata: “si, come nelle foto”. E adesso che fare? Marco mi intrigava molto. 55 anni, molto porco (almeno a giudicare dalle cose che scriveva), un petto villoso, una leggera pancetta, un membro invitante. Insomma, il tipo di uomo che mi aveva sempre attratto. Certo avevo immaginato tante volte un incontro in cui potevo dare libero sfogo al mio istinto femminile ma mi ero oramai convinto che sarebbe rimasta una illusione. Tutti erano disposti a concedere qualcosa a me pur di possedere mia moglie. Intendiamoci: il ruolo del cuck, o del cornuto come mi maniera più cruda (ed eccitante) mi chiamavano in tanti, mi piaceva. Una natura scoperta dopo qualche anno di matrimonio e che finalmente ero riuscito ad appagare, vincendo le resistenze di mia moglie. Ma col tempo avevo capito che la voglia profonda era di essere posseduta da un uomo. Di mostrarmi ed esprimermi con lui come se fossi una donna. In fondo non sono male. Abbastanza alta, slanciata, senza peli, un bel culo. E con una vestaglietta, le calze autoreggenti ed il perizoma faccio la mia buona figura. Il problema, semmai, era il luogo dell’incontro. Faccio una domanda banale: “verresti al mio studio?” “Si, troia” mi risponde Marco immediatamente. Oddio. Come, quando? Alla fine decido di lanciarmi. Fissiamo l’appuntamento. Di mattina, dopo aver liberato i miei collaboratori. Il giorno prefissato mi alzo prestissimo. Un controllo alla mail ed al sito per verificare se vi fossero contrordini. Nulla. Tutto confermato. Mi lavo e mi profumo con cura. Voglio che Marco mi trovi bella. Metto nella mia borsa da lavoro gli indumenti intimi che conservo gelosamente in garage, lontano dagli occhi di mia moglie. Non ho le scarpe con il tacco alto. Non è facile trovare il mio numero. Ma parrucca e trousse di trucchi si, Vado in studio. Manca ancora più di un’ora all’appuntamento. Mi trucco e mi vesto con cura. Chiudo le tende per creare una penombra complice. Cerco mille volte di decidere cosa dire all’inizio. Una frase non banale, giusto per rompere il ghiaccio. I minuti trascorrono lenti. Poi lo squillo del campanello. Apro il portone e lascio socchiusa la porta dello studio. Mi siedo al divano, in una posa che mi pare accattivante. Poi lo vedo entrare. E’ come lo avevo immaginato. Forse più basso di come appariva in foto. Mi dice un semplice ciao, si avvicina e senza aggiungere altro si slaccia i pantaloni e tira fuori il membro, rimanendo i piedi. Mi avvinghio a lui e comincio a giocare con quel cazzo che avevo tanto immaginato di poter vedere da vicino. Sono brava con la bocca. E lui pare apprezzare. Mi spinge la testa. Vuole che lo prenda sino in gola. Ma non ci rischio. Rischio di affogare. Poi mi ordina “girati, troia”. Mi metto in piedi e gli offro il culo, sguaiatamente. Mi prende all’improvviso. Non posso fare a meno di lanciare un grido di dolore. Ma lui rimane indifferente e continua a stantuffare. Dopo il dolore iniziale comincia a piacermi. Finalmente posseduta come avevo sempre immaginato. Viene di getto, rantolando. Penso soddisfatta che le sono piaciuta. Poi si sistema i pantaloni e va via, senza aggiungere altro. Usata come una troia! In fondo è quella che mi sento.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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